Dopo diversi rinvii, Black Widow è finalmente uscito al cinema… ma in molti si aspettavano questo film già diversi anni fa. Come mai non è mai uscito?
Dopo essere stato rinviato diverse volte a causa della pandemia, la scorsa settimana Black Widow è stato distribuito al cinema e sulla piattaforma di streaming Disney+ con Accesso VIP. La pellicola, ambientata tra gli eventi di Captain America: Civil War e quelli di Avengers: Infinity War, vede Natasha Romanoff/Vedova Nera (Scarlett Johansson) fare i conti con il suo passato e con le relazioni lasciate alle spalle prima di diventare un Avenger.
La domanda che si sono posti molti fan è una: come mai Black Widow è uscito soltanto ora? Dopotutto l’MCU esiste da oltre 10 anni e soltanto negli ultimi anni hanno sviluppato film su donne o minoranze. La storia dietro la realizzazione di questo progetto è decisamente lunga e complessa e ve la riassumiamo di seguito.
Come alcuni di voi sapranno, fino al 2015 i Marvel Studios erano solo una “costola” di Marvel Entertainment (l’azienda che gestisce fumetti, serie TV e più in generale l’intero intrattenimento) ma, in seguito alla separazione da parte di Bob Iger, la divisione cinematografica ha acquisito più autonomia, diventando uno studio a tutti gli effetti.
L’MCU ha riscosso sin da subito un notevole successo, ma negli anni sono nati diversi dissidi interni tra due “fazioni”: quella di Kevin Feige, il produttore di punta della divisione cinematografica e quella di Ike Perlmutter, il CEO di Marvel Entertainment nonché uno dei principali azionisti Disney a cui lo stesso Feige era obbligato a rispondere.
A fronte di tutto ciò, la Casa di Topolino ha deciso di rivoluzionare i Marvel Studios, non rendendoli più una semplice casa di produzione, bensì uno studio autonomo a tutti gli effetti, che dal 2015 non risponde più a Marvel Entertainment ma esclusivamente ai The Walt Disney Studios.
Oltre a concedere maggiori libertà ai vari registi scelti (esempio pratico: Taika Waititi con Thor), slegandoli da ogni tipo di controllo da parte del “comitato creativo”, gruppo di autori fumettistici che indirizzava le storie dei film a loro piacimento, subentrando spesso alle sceneggiature, Feige ha combattuto affinché i suoi film potessero rappresentare al meglio il pubblico nella sua interezza.
Certo, si è trattato di un percorso graduale e diluito a piccole dosi (nel 2015 avevano già annunciato la tabella di marcia fino al 2019, quindi sarebbe stato impossibile modificarla sostanzialmente), che ha indirizzato gli studios verso un percorso più inclusivo, questo senza stravolgere / invadere le storie o i personaggi di punta.
Tutto ciò è stato raccontato dallo stesso Bob Iger, l’ex CEO della Disney, nella sua autobiografia:
Kevin è uno dei produttori cinematografici più talentuosi del settore, ma avevo la sensazione che il rapporto conflittuale con New York stesse minacciando la continuità del suo successo. Sapevo di dover intervenire e così, nel maggio 2015, decisi di separare la divisione cinematografica della Marvel da tutto il resto e di affidarne il controllo ad Alan Horn e alla Walt Disney Studios. Da quel momento Kevin avrebbe risposto direttamente ad Alan e tratto beneficio dalla sua esperienza, e le tensioni che si erano create tra lui e l’ufficio di New York si sarebbero alleviate.
Feige si è sempre battuto per realizzare film anche su personaggi femminili o di etnie differenti, andando in netto contrasto con le ideologie di Ike Perlmutter. Queste non sono semplici congetture da parte di chi vi scrive, ma è tutto ben documentato: nel 2014, il celebre Sony Hack (in sintesi, alcuni hacker hanno diffuso online svariate mail private dei dirigenti Sony) ha portato alla luce infatti alcuni scambi di mail decisamente sospetti da parte dell’allora presente dei Marvel Entertainment.
Per quanto possa trattarsi di violazione della privacy (andremo tutti all’inferno per questo?), le mail sono ormai di dominio pubblico e dimostrano che, il dirigente di punta dell’epoca della Marvel, aveva dei pensieri a dir poco bigotti… praticamente l’esatto opposto di quanto ha professato la stessa compagnia negli anni.
Ecco un estratto da una mail inviata dallo stesso Perlmutter:
Tralasciando il fatto che il CEO di Marvel non è stato in grado di scrivere correttamente Elektra, dalla mail il suo messaggio è chiaro: i film con protagoniste femminili non funzionano e non vendono.
Per Perlmutter il motivo è di natura sessuale, in quanto le donne rappresentano una “minoranza” nel pubblico pagante, che non è interessato a vederle alla guida di progetti standalone. La verità però è palesemente un’altra: i film hanno fallito perché sono oggettivamente atroci, tra i più brutti mai prodotti a prescindere dal sesso della protagonista.
Il loro fallimento non significa che il pubblico non vuole film sulle supereroine… ma che il pubblico vuole dei bei film, appassionanti e con delle protagoniste di spessore.
Qui ci ricolleghiamo al discorso iniziale sull’Universo Cinematografico Marvel: grazie all’insistenza di Feige, Captain Marvel, il primo film al femminile del MCU, ha incassato oltre un miliardo di dollari, mentre Black Widow (nonostante la pandemia) ha debuttato al box office superando tanti altri prodotto ben noti del MCU.
Alcuni di voi penseranno “questi film hanno venduto esclusivamente grazie alla presenza del MCU” ed in parte può anche essere vero – è proprio questa la forza dell’universo condiviso – e conseguenza di riportiamo un altro esempio: quello di Wonder Woman. In un’epoca in cui il DCEU era ancora gli inizi (non che adesso abbia fatto passi da gigante), la pellicola di Patty Jenkins ha incassato oltre 800 milioni di dollari, infrangendo diversi record. il suo sequel, Wonder Woman 1984, si è consolidato come un grandissimo successo per HBO Max… e addirittura molti fan, che non hanno apprezzato la trama del film, hanno “invitato” Warner Bros. e la regista a sviluppare storie migliori.
Paradossalmente è successo lo stesso con Captain Marvel: diverse persone, anche se non hanno apprezzato il personaggio, hanno deciso di seguirla comunque con interesse nella speranza che venga definita in modo migliore nel suo sequel.
L’attenzione del pubblico alle supereroine c’è ed è forte. Come in ogni caso però, l’importante è saper sviluppare delle protagoniste carismatiche e di spessore, questo abbinato a delle storie in grado di coinvolgere il pubblico (e qui viene d’aiuto la presenza dell’universo cinematografico condiviso).
L’importanza dell’inclusione.
Estendendo il discorso, ciò che ha fatto Ike Perlmutter è andato in netto contrasto con la filosofia di Stan Lee: far sentire tutti parte di una sola famiglia a prescindere da ogni tipo di sesso o etnia.
A riguardo, Mark Ruffalo (che interpreta Hulk nel MCU) ha raccontato che Feige era in procinto di abbandonare Marvel, in quanto Perlmutter non era propenso a sviluppare film “diversi”.
Quando abbiamo fatto il primo film sugli Avengers Kevin mi disse:’Senti, potrei non essere qui domani’. Ed era un suo modo come per dire ‘Ike Perlmutter non crede che la gente voglia andare a vedere un film su una supereroina donna’. Perciò mi disse che se lui fosse rimasto ancora avrebbero vinto quella battaglia.
E questo è il punto, perché Kevin voleva già all’epoca supereroi di colore, donne ed LGBT. Ha cambiato l’intero Marvel Universe. Abbiamo supereroi omosessuali, neri, abbiamo delle donne alla guida di franchise – Scarlett Johansson avrà presto il suo film, ma abbiamo avuto anche Captain Marvel e presto She-Hulk. Nessun altro studio è stato così inclusivo su questo livello…e devono esserlo. Questo è il f****to mondo. La cultura è molto più avanti della politica.
Come se non bastasse, vi riportiamo anche le dichiarazioni del produttore dei Marvel Studios Craig Kyle rilasciate nel 2016:
Avevamo diversi progetti… avevamo già Black Panther, che stiamo sviluppando soltanto ora, insieme ad altri progetti che non posso menzionare. Volevamo fare questi film, ma dovevamo rispondere a persone che avevamo idee differenti. Anche Kevin Feige doveva rispondere a persone che avevano idee diverse dalle sue ai tempi. ma, dopo 10 anni, alla fine ce li siamo tolti di torno ed ora vedrete tutti questi film, come anche Captain Marvel. Abbiamo lottato a lungo.
Di conseguenza, il quadro sembra chiaro: Kevin Feige ed altri produttori erano già intenzionati a realizzare film come Black Panther, Captain Marvel e presumibilmente anche Black Widow ai tempi… ma i dirigenti Marvel, per paura di flop (e probabilmente per paura del diverso) hanno sempre bloccato questi progetti, fin quando la Disney non ha deciso di intervenire direttamente… una scelta decisamente saggia, in quanto la qualità dei film Marvel dal 2015 ad oggi è aumentata notevolmente.
Kevin Feige infine si è preso la sua personale rivincita, in quanto nel 2019 è stato nominato CCO dell’intera Marvel ed ora supervisiona ogni tipo di decisione creativa, mentre Perlmutter presumibilmente è stato allontanato dalla compagnia.
N.b. – questa scelta di Feige potrebbe essere vista esclusivamente come politica… ma effettivamente i più attenti avranno notato che l’Universo Cinematografico Marvel è “politico” sin dal primo Iron Man, che si scagliava contro la cosiddetta Lobby delle armi, senza contare Captain America: The Winter Soldier (che ha posto l’interrogativo “dobbiamo fidarci per davvero di tutte le istituzioni?”) o Iron Man 2 (che affronta il conflitto tra sfera pubblica e sfera privata)… e potremmo andare avanti con tutte le pellicole uscite.
Alcuni messaggi vengono accolti in un modo ed altri invece generano invece più scalpore, ma la scelta di inserire metafore per il “mondo reale” non è certo nuova. Come diceva sempre Stan Lee, una storia senza un messaggio è come un uomo senza un’anima.
Black Widow