Canonizzare le serie Netflix non equivale a limitare le scelte creative dei Marvel Studios per Daredevil e soci.
Per anni uno scontro intenso ha avuto luogo nel fandom dell’MCU: ma quindi le serie sui Defenders (Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e compagnia, prodotte da Marvel Television e distribuite da Netflix) sono canoniche o meno nel Marvel Cinematic Universe?
Con progetti come Spider-Man No Way Home (2021), Hawkeye (2021) e She-Hulk: Attorney At Law (2022) abbiamo rivisto sia Matt Murdock/Daredevil che Wilson Fisk/Kingpin, con vari elementi ripresi direttamente dalla serie Netflix Marvel’s Daredevil (come i gemelli indossati dal Kingpin, il design del costume di Daredevil, o anche brevemente la colonna sonora della serie originale mentre Matt parla con Jennifer Walters).
Inoltre, in vista dell’uscita di Echo, la piattaforma di streaming Disney+ ha aggiornato la timeline ufficiale dell’MCU includendo le serie Netflix e confermando la loro canonicità per la continuity dei film e serie prodotti dai Marvel Studios.
Nel primo episodio di Echo torna Daredevil in tutto il suo splendore, con tanto di “nuova versione” del costume rosso e nero indossato nella serie Netflix, che combatte contro la giovane Maya Lopez. Trattandosi di un flashback ambientato nel 2021, la presenza del Diavolo di Hell’s Kitchen conferma che Matt Murdock non è stato blippato dallo schiocco di Thanos in Avengers: Infinity War (2018), così come Wilson Fisk/Kingpin.
Fino a qui in realtà la gestione della canonicità sarebbe abbastanza semplice: riprendere elementi dalle serie Netflix (in primis Daredevil) sfruttando l’enorme salto temporale dello schiocco (la terza stagione era ambientata negli ultimi mesi del 2017) per poter reintrodurre lentamente i personaggi del lato urban dell’MCU senza caricarsi eccessivamente del loro background, come Fisk che parla a Maya della morte di suo padre quando aveva 12 anni:
Anche mio padre venne ucciso. Avevo 12 anni. Il dolore che sentii a causa di quell’avvenimento è qualcosa che non ho mai più provato da allora.
Le cose vanno a “complicarsi” con il quarto episodio di Echo, dove il Kingpin rivela a Maya di come fu lui stesso ad aver ucciso suo padre per salvare la madre dai ripetuti episodi di violenza domestica. Il villain mostra alla giovane lo stesso martello con cui uccise il padre (anche se il martello appare diverso, un martello da fabbro invece che un martello da carpentiere):
C’è una cosa che ho sempre conservato. Che tengo per ricordare a me stesso da dove vengo e ciò che ho dovuto fare per arrivare qui.
Tralasciando il fatto che anche i gemelli del padre di Fisk (visibili anche in Echo oltre che in Hawkeye) fossero simbolo di quel trauma e che il martello fosse stato nascosto dalla madre a sua insaputa (o così racconta a Benjamin Poindexter alias Bullseye nel sesto episodio della terza stagione di Marvel’s Daredevil, intitolato “Il demone che conosci”), si potrebbe facilmente teorizzare che il martello non fosse lo stesso; solo un’altra manipolazione, per quanto Kingpin sia abile a manipolare proprio quando distorce la verità a proprio vantaggio e per creare empatia.
Questa potenziale teoria viene immediatamente smentita dal finale del quinto episodio, dove Maya usa i suoi poteri per riportarlo al fatidico momento in cui Fisk uccise suo padre. Qui possiamo notare una serie di ben chiare differenze estetiche rispetto a ciò che è stato mostrato nella serie Netflix:
- invece di una parete mal dipinta di bianco nel soggiorno, ci troviamo nella stanza di Wilson, con la luce del sole che non illumina completamente il muro crepato, lasciando solo alcuni sprazzi di bianco non coperti dalle ombre;
- nella serie originale i genitori di Fisk erano interpretati da Domenic Lombardozzi e Angela Reed, mentre le battute che si sentono dalla stanza accanto appartengono a Richie Palmer Senior e Mary Louise Gemmill e risultano diverse (anche se molto distorte);
- il martello (sempre lo stesso del precedente episodio) è qui rivelato nascosto sotto il letto dal piccolo Wilson (probabilmente per proteggersi o premeditando l’omicidio), mentre in Marvel’s Daredevil veniva utilizzato dal padre per i suoi cartelloni;
Durante la sequenza vediamo una scena aggiuntiva del passato di Fisk, mentre fissa intensamente un quadro dalle pennellate bianche e grigie. Chiaramente si tratta di un richiamo all’ossessione di Fisk per il quadro fittizio “Coniglio in una tempesta di neve” visto in Marvel’s Daredevil, che gli ricorda profondamente la parete che stava fissando quando morì suo padre.
Dato che la parete in Echo era sia bianca che grigia (per via delle ombre), potrebbe forse trattarsi di una nuova resa di quel quadro? L’inquadratura richiama proprio la scena vista in Marvel’s Daredevil (che era anche la scena d’introduzione a Fisk).
Cosa può significare tutto ciò? Molti pensano che la scelta di canonizzare le serie Netflix sia stata una decisione “dell’ultimo minuto” in procinto dell’uscita di Echo, e che quindi le discrepanze siano più pesanti per colpa di questa scelta. In realtà si tratta di un’operazione creativa figlia di un cambio di gestione: sì, sono gli stessi personaggi delle tre stagioni di Marvel’s Daredevil (e ovviamente va aggiunto Marvel’s The Defenders, e di conseguenza tutte le altre serie Netflix), ma ora questi personaggi sono sotto la gestione creativa dei Marvel Studios.
Quando uscì Hawkeye, il team creativo non aveva ricevuto direzioni precise su come gestire Kingpin perciò ha scelto di rimanere il più vicino possibile alla continuity della serie Netflix, dando al Fisk del passato il classico completo nero senza anelli alle dita o decorazioni particolari sui vestiti (soprattutto nelle scene tagliate), mentre il Kingpin del presente ha accettato la sua vera natura di signore del crimine, veste di bianco e indossa anche una camicia hawaiiana (ispirata alla storia a fumetti “Affari di Famiglia”), ha gli anelli alle dita, una catenella al collo e usa il suo iconico bastone da passeggio con diamante.
Il team di Echo, potendo mostrare molto più del personaggio grazie ai flashback di Maya, voleva chiaramente spingere sull’interpretazione “mafiosa” del personaggio vista in Hawkeye, ponendo grande attenzione al dettaglio degli anelli come simbolo del suo potere attraverso la violenza (anelli completamente assenti nella serie originale), indossati in tutte le scene.
Anche il vestiario diventa più variegato, e così abbiamo un completo bianco nel 2008 (prima della serie Netflix) invece di quello classico nero, così come veste di nero durante il “tutelaggio” di Maya (e cioè dopo la terza stagione di Marvel’s Daredevil) invece del bianco, oppure i vari abiti indossati nel presente, che tendono a contrastare lo stile più “monotono” e professionale che caratterizzava Fisk nella serie Netflix.
Il cuore è quello, il suo brackground è quello, ma sotto i Marvel Studios si vuole dare al personaggio un’aria più vicina alle caratteristiche del fumetto, così come avere la libertà di narrare nuovamente elementi del passato senza per forza dover essere eccessivamente precisi, in modo non dissimile a come avviene nei fumetti (dove artisti diversi scrivono e disegnano i personaggi e, come alcune volte capita, il loro passato a modo proprio).
Proprio Richie Palmer, executive producer di Echo, aveva spiegato questa strategia in una intervista:
Nei fumetti, quando scrittori e disegnatori mettono le mani su personaggi creati da altri e gestiti da altri in precedenza, onorano ciò che è venuto prima e portano avanti nuove idee in modi diversi. E penso che prendendo Daredevil e Kingpin dalla serie Netflix, che tutti noi amiamo e che i nostri fan adorano, volevamo onorarla ma anche proporre qualcosa di nuovo stabilendo che questi personaggi sono parte dell’MCU. È tutto un unico universo.
Forse l’elemento più significativo che riflette questo approccio è la totale mancanza di scene riprese direttamente da Marvel’s Daredevil durante la sequenza di flashback nella mente di Fisk; un dettaglio importante, considerando che generalmente i Marvel Studios riutilizzano scene da progetti precedenti qualora siano coinvolti ricordi, flashback oppure il viaggio nel tempo, cercando di rimanere più coerenti possibili con quello che è stato mostrato in passato (ad eccezione di modifiche volute apposta, o di effettivi errori).
Così come abbiamo visto il trauma che perseguita Wilson Fisk rinarrato, altri elementi del “background Netflix” possono essere ricreati o retconati se vi fosse la necessità. Non c’è una giustificazione “multiversale” per queste incongruenze, solo artistica e umana, poiché se da una parte è vero che le tre stagioni di Marvel’s Daredevil, le due di Marvel’s The Punisher e i restanti Difensori (Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist) sono comunque delimitate ad una “piccola area dell’MCU, rimangono lo stesso produzioni di Marvel Television, e i Marvel Studios sono liberi di prendere ciò che ha funzionato (Daredevilin primis), dare la propria impronta e rielaborare il resto.