Logan

Recensione: Logan

Il primo marzo uscirà in Italia Logan, ultimo capitolo dedicato a Wolverine dopo che Hugh Jackman ha annunciato il suo addio al ruolo. Le premesse verso questo film sono delle migliori, complice un rating adeguato al personaggio ed un’atmosfera che non può che ricordare ai fan quella di Old Man Logan, celebre storyline fumettistica di Mark Millar.Abbiamo assistito all’anteprima del film, ed ecco la nostra recensione…come sempre senza spoiler!

Dopo 17 anni dal primo X-Men, Logan rappresenta la fine di questo lungo percorso; non solo per un attore che ha dato anima e cuore per il personaggio, ma per una parte stessa della saga originale sui mutanti. Ovviamente la Fox continuerà a produrre pellicole sugli X-Men, ma Logan segna il vero finale della saga nata nel 2000, con cui molto di noi sono cresciuti.

Spesso e volentieri i film sui supereroi vengono visti come pellicole “adolescenziali”, che non possono garantire  scene esplicite e violente e che si concentrano esclusivamente sul garantire un alto tasso di spettacolarità. Sotto questo punto di vista, grazie ad un pesante Rating-R e ad una storia emozionante, questo terzo capitolo su Wolverine infrange totalmente queste supposizioni.

Logan è ad oggi il cinecomic più violento mai prodotto. Scordatevi Deadpool e le sue scene violente, qui assistiamo alle vere scene brutali, sanguinolente ed a tratti animalesche, che potrebbero persino disturbare alcuni spettatori. Combattimenti senza esclusione di colpi, passando dalle decapitazioni a colpi di armi da fuoco.

Il discorso sulla violenza viene enfatizzato anche dalla presenza di una bambina, Laura Kinney, che non si pone alcun problema a decapitare, squartare ed uccidere.

Che si tratti di un film diverso rispetto agli altri cinecomic lo capiamo già dalla prima sequenza, che ci mostra tutta la brutalità di cui è capace un personaggio come Wolverine senza freni dettati dal rating. La domanda è una: perché la Fox ci ha messo 17 anni per realizzare il Wolverine perfetto? Quello brutale e sanguinolento? Meglio tardi che mai comunque.

Emozionante è la definizione giusta

Molti studios puntano su film da centinaia di milioni di dollari pieni di supereroi in costume, eventi sovrannaturali, effetti speciali e grandissime minacce globali, sacrificando quella che è la parte più intima ed umana di questi personaggi. Quella che molti fan vorrebbero vedere approfondita maggiormente. Sotto questo punto di vista, il lavoro del regista James Mangold è impeccabile: Logan si discosta di molto dal tipo di film sui supereroi a cui siamo abituati, regalandoci una storia intima e di declino, di un protagonista ferito e solo.

L’idea di base in questo film non è quella di salvare il mondo, ma di cercare di sopravvivere e, grazie ad un’ottima ambientazione e ad una “distruzione” fisica e psicologica dei personaggi, funziona alla grande. Il mito dei supereroi esiste solamente nelle pagine dei fumetti, più volte citati nel corso del film quasi a sottolineare la differenza tra il mondo reale e quello delle avventure cartacee.

Sotto questo punto di vista funziona alla grande il parallelismo con il genere Western, sia a livello di citazioni (tanti richiami a Il Cavaliere della Valle Solitaria) che di inquadrature, passando per un senso di eroismo che cresce sequenza dopo sequenza.

Nonostante una trama lineare ma ricca di eventi, Logan si prende i suoi tempi, con lo scopo di enfatizzare ogni singola emozione, mostrandoci tristezza, dolore e sconforto, ma anche dei velati sorrisi. Certo, alcune situazioni potevano essere approfondite maggiormente, ma Mangold ha preferito lasciare aperte alcune questioni (anche legate alla complessa continuity) concentrandosi invece sul lato introspettivo di Wolverine e sulle sue responsabilità.

Un tempo leader degli X-Men, ora Logan è diventato un personaggio devastato, distrutto…e soprattutto solo. L’unica compagnia che ha è quella di un malato e “disconnesso” Charles Xavier, di cui si prende cura insieme ad un altro mutante, Calibano.

Un personaggio condannato ed in perenne sofferenza emotiva – che quasi va in contrasto con il dono del fattore rigenerante. Sotto questo punto di vista l’interpretazione di Hugh Hackman è mostruosa: l’attore ha dato tutto se stesso ed è riuscito a rappresentare al meglio un Wolverine invecchiato, che si è quasi arreso al dolore, sia quello fisico che mentale.

Impressionante e commovente è l’interpretazione di Patrick Stewart nei panni di un anziano Charles Xavier che risulta spesso “disconnesso” dal mondo e che mostra tutti i segni dell’età. Un personaggio che più volte emoziona…e riesce anche a divertire grazie a dei momenti simpatici (che non stonano con il tono del film)!

La terza grande protagonista del film è una giovane ma violentissima Laura Kinney (X-23), un personaggio da un passato terribile e con un ruolo fondamentale nella trama.

Una ragazza diversa da quelle che si vedono nei film: cresciuta in maniera selvaggia, Laura è sempre pronta a combattere…ed a decapitare persone nella maniera più violenta possibile! Sotto questo punto di vista è ottima l’interpretazione della giovane Dafne Keen, che si è calata perfettamente nei panni di questo difficile personaggio. Una piccola nota di merito va inoltre alle sue grida ed ai suoi ruggiti di furia…semplicemente magnifiche!

Oltre ad una buona prova di Boyd Holbrook nei panni del villain Donald Pierce, compaiono anche i Reavers, gruppo di soldati con potenziamenti cibernetici il cui unico ruolo è quello di fungere da carne da macello dinanzi all’ira di Logan e Laura.

Come già detto, l’atmosfera di questo film non può che ricordare quella di Old Man Logan, celebre saga di Mark Millar e Steve McNiven, sia per le ambientazioni in declino che per la totale assenza di mutanti ben noti. Prendendo spunto da Old Man Logan, questo film ricalca l’idea del road movie, concentrandosi maggiormente sull’aspetto familiare ed intimo.

Buono anche lo score di Marco Beltrami, che si sposa al meglio con le atmosfere del film, enfatizzando le sequenze più intense. Più in generale, sono ottimi gli effetti sonori di questo film, soprattutto per le sequenze più brutali.

Un capolavoro emotivo

Se siete persone che mettono in secondo piano l’azione e le sequenze spettacolari e che si emozionano ancora per delle storie intime ed introspettive, Logan potrebbe entrare di prepotenza nella vostra classifica personale.

Se vi siete emozionati dopo aver visto Magneto piangere nella foresta in X-Men: Apocalypse o se avete pianto insieme a Rocket per l’estremo sacrificio di Groot, allora Logan è il film che fa veramente per voi. I cinecomic non sono solo azione ed effetti speciali, ma sono anche questo: emozioni e lacrime.

Logan è un film unico, che si prende moltissimi rischi (trascendendo il genere a cui appartiene), ma che è riuscito a ripagare i fan nel migliore dei modi, ritagliandosi un posto speciale nella nostra classifica. Inutile dire che si tratta del miglior film su Wolverine – dopo due capitoli non certo brillanti – ma secondo noi va a posizionarsi tra i primi posti nella classifica dei film degli X-Men. Certo, non è esente da difetti (come tutti i film sui mutanti) ed alcune situazioni non vengono spiegate al meglio, ma è un film emozionante. Una caratteristica che spesso manca ai cinecomic.

Il gran finale di Hugh Jackman, un attore che ha messo tutto sé stesso in questo ultimo film e che, dopo 17 lunghi anni, ha deciso di abbandonare questo iconico personaggio.

Più si avvicina la fine del film e più sale un senso di malinconia: Tra una decapitazione ed un’altra è impossibile non ripensare alla lunga carriera di Jackman nei panni di Wolverine, alle tante situazioni che ha dovuto affrontare questo eroe, che lo hanno spinto sempre di più al limite, verso un declino fisico ed emotivo.

Il modo migliore per salutare Hugh Jackman. Logan è un piccolo capolavoro.