Tra pochi giorni uscirà negli Stati Uniti il libro “MCU: The Reign of Marvel Studios” (non autorizzato da Disney) contenente oltre cento interviste con attori, produttori, registi e sceneggiatori coinvolti nella realizzazione dei film del Marvel Cinematic Universe.
All’interno del libro, è stato svelato che l’ex CEO di Marvel Entertainment Ike Perlmutter – una figura controversa, di cui parleremo approfonditamente nel paragrafo successivo – ha fatto pressioni per rimuovere Robert Downey Jr. ed il suo Iron Man dalla trama, in quanto a suo avviso la presenza dell’attore avrebbe influito negativamente sul budget.
Inoltre, Perlmutter era contrario persino allo scontro tra gli eroi – la base della Civil War – e non voleva uno scontro Team Cap contro Team Iron Man all’aeroporto, bensì un generico supereroi contro supersoldati.
Nonostante ciò, il presidente Kevin Feige si è opposto, al punto che i suoi Marvel Studios si sono completamente slegati da Marvel Entertainment, diventando uno studio di produzione autonomo (rispondono solo a Disney).
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Perlmutter era noto nell’industria dell’intrattenimento non solo per la sua riservatezza (è stato visto in pubblico solo in rarissime occasioni) ma anche per la sua tendenza a risparmiare il più possibile nelle scelte aziendali. Uno degli esempi più noti riguarda quella volta in cui Perlmutter impose ai disegnatori della Marvel Comics di riciclare le graffette buttate nel cestino. Per monitorare attentamente le attività negli uffici della Marvel a New York, inoltre, Perlmutter fece installare almeno 20 telecamere, disattivate successivamente dalla Disney.
Nel 2015 Kevin Feige ha rischiato di abbandonare la compagnia a causa di divergenze con Perlmutter a seguito dei quali il CEO Bob Iger è intervenuto rendendo indipendenti i Marvel Studios, che da quel momento non hanno più risposto a Marvel Entertainment ma soltanto ai Walt Disney Studios e ad Alan Horn.
La maggior parte dei dissidi tra Kevin Feige e Perlmutter erano legati soprattutto alla mancanza di diversità nei film del Marvel Cinematic Universe. A detta del controverso dirigente e co-proprietario della Toy Biz, infatti, i giocattoli dei personaggi femminili e dei personaggi neri non vendevano abbastanza da giustificare la realizzazione di film stand-alone su supereroine o supereroi di altre etnie.