Avi Arad, fondatore dei Marvel Studios, era contrario alla creazione di un universo condiviso al cinema.
Una figura particolarmente nota ai fan degli adattamenti dei fumetti Marvel è quella di Avi Arad, ex-CEO di Toy Biz nonché fondatore dei Marvel Studios e ora produttore esecutivo dei film su Spider-Man della Sony Pictures. Arad ha legato il suo nome alla Casa delle Idee sin dagli anni ’90, collaborando attivamente allo sviluppo di serie come X-Men: The Animated Series e Spider-Man: The Animated Series e all’ascesa dei supereroi Marvel ad Hollywood.
Il nome di Arad figura come produttore o produttore esecutivo nei crediti della maggior parte dei film ispirati ai fumetti della casa editrice usciti negli anni 2000 tra cui occorre citare la trilogia degli X-Men, la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi, l’Hulk di Ang Lee, i due film sui Fantastici Quattro, Daredevil, Elektra, The Punisher, i due Ghost Rider e Man-Thing: La natura del terrore.
Nel 2006 Arad abbandonò la compagnia – fondando poco dopo insieme al figlio una sua compagnia di produzione che avrebbe continuato a lavorare ai film della Sony – mentre i Marvel Studios, in seguito ad un accordo con la banca Merril Lynch, iniziarono a sviluppare in in modo autonomo e indipendente (affidando i diritti di distribuzione a Paramount Pictures) i propri film. Nonostante ciò, negli anni Arad si è preso più volte il merito di aver contribuito alla nascita dell’Universo Cinematografico Marvel.
In un lungo approfondimento pubblicato da The New Yorker sono state riportate alcune testimonianze sul clima di tensione ai Marvel Studios prima dell’arrivo di Kevin Feige. Secondo diverse fonti, in un primo momento Avi Arad era “entusiasta” al prospetto di autofinanziare i film del nascente Marvel Cinematic Universe ma successivamente “si rivoltò contro” l’idea di un universo interconnesso poiché spaventato dalla portata di un piano così ambizioso. Anche il controverso Isaac “Ike” Perlmutter, stando al report, iniziò a tergiversare. A tal proposito, David Maisel, ex direttore generale dei Marvel Studios, ricorda:
Ike voleva cancellare tutto. Ad Avi non piaceva l’idea. Si erano resi conto di essere sotto pressione per realizzare l’opera. È come quando un ragazzino cerca di uscire con una ragazza più grande. Improvvisamente, lei dice sì… e poi? Cosa succede? Ti dici ‘Non so come portarla al ballo di fine anno! Non ho neanche un vestito elegante!’
John Turitzin, ex consigliere capo di Marvel Entertainment, ha aggiunto che tra Maisel e Arad scoppiò una vera e propria “lotta per il potere“:
Essere in una stanza con loro due era come essere in una stanza con una coppia divorziata.
A detta di Maisel, Perlmutter dovette scegliere da che parte stare e si schierò dalla sua. Avi Arad, invece, ha ammesso di essersi sentito frustrato da quanto sia cresciuta la compagnia dopo il suo addio, spiegando di essersi opposto a un piano per espandere l’MCU con film d’animazione. Dopo aver descritto Maisel come un “uomo dei numeri troppo ambizioso“, Arad ha attribuito la reinvenzione dello studio alla sua abilità nel vendere e ai suoi contatti:
Sono un tipo da one man show, un artista solitario. Un artista solitario si fa’ un sacco di nemici.
Maisel ha concluso il suo ricordo del rapporto conflittuale con Avi Arad dichiarando:
Era brillante, ma il modo in cui si interfacciava alle persone divenne un problema, soprattutto per me.